Il Diritto Fallimentare e delle Società CommercialiISSN 0391-5239 / EISSN 2704-8055
G. Giappichelli Editore

indietro

stampa articolo indice fascicolo leggi articolo leggi fascicolo


Editoriale


Quest’anno la Rivista ha cambiato Editore ed ha ampliato la Direzione, aprendola a giovani e autorevoli Studiosi. Non muta, invece, la linea editoriale, almeno nel senso che ambisce a mantenere alto il livello scientifico dei contributi ospitati nei fascicoli, pubblicati sempre con cadenza bimestrale. A distanza di quasi un secolo dal primo numero del Periodico quasi tutto è cambiato: nella società, nell’economia, nel diritto. Non è mutata, però, l’importanza della materia e lo scrupolo con il quale gli operatori la devono affrontare. È significativo, al riguardo, l’editoriale del 1924, a firma congiunta di Italo de Piccoli e di Filippo Pestalozza, nel quale si segnalava – già allora – l’utilità di uno strumento che “si proponga lo scopo di raccogliere tutto il più importante materiale legislativo e giurisprudenziale, attinente all’istituto stesso [il fallimento] e alle sue immediate applicazioni e derivazioni, di ordinarlo ed elaborarlo in forma sistematica, di lumeggiarne e commentarne il contenuto con note critiche ed articoli di dottrina …”. Già allora si “vagheggiava” una riforma, sulla scorta del “Progetto Bonelli” del 1922 (che avrebbe costituito la base per la legge fallimentare del 1942), e la Rivista si proponeva di seguirne i lavori, per darle un impianto sistematico più solido. Dopo tanto tempo, alcune rassomiglianze di problemi e di aspirazioni indubbiamente colpiscono. Certo, è probabile che tra poco non si possa più parlare di “fallimento” e neppure di procedure o di revocatorie “fallimentari”. Resta il problema, tuttavia, di cogliere le peculiarità che il diritto privato, il diritto processuale e il diritto commerciale assumono, quando si confrontano con l’insolvenza dell’impresa; resta la difficoltà di trovare il giusto equilibrio tra il preminente interesse dei creditori e gli interessi degli altri soggetti coinvolti dalla crisi; e resta, soprattutto, il compito (come osservava l’editoriale dianzi ricordato) di fondare su principi più rigorosi e razionali le deroghe apportate al diritto comune. Per questi motivi – oltre che per mantenere in vita una delle più antiche e gloriose testate giuridiche – si è ritenuto di lasciare immutato il titolo originario della Rivista, dedicata al diritto fallimentare e delle società commerciali. Questa scelta non è un anacronismo e, tanto meno, vuol essere la dimostrazione di un attaccamento a modelli ormai superati: esprime solo il desiderio di mostrarsi consapevoli delle radici del diritto concorsuale e dei valori – in materia di par condicio e di tutela dei creditori – che esso ha espresso, pur modificandoli nel tempo. La nuova [continua..]
Fascicolo 1 - 2018